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Gruppo Volkswagen: si prepara la “più grande ristrutturazione degli ultimi decenni”
Sotto la guida di Oliver Blume, il gruppo Volkswagen potrebbe andare incontro alla “più grande ristrutturazione degli ultimi decenni”.
Il cambio, senza troppi complimenti, di Herbert Diess con Oliver Blume aveva prospettato degli importanti cambiamenti per il gruppo Volkswagen. Passato quasi un anno dall’investitura, ora il top manager in carica è sul punto di attuare un nuovo corso, in conformità alle linee guida avanzate dai maggiori portatori d’interesse.
Sulla base delle decisioni assunte pure dalla Commissione Europea, la transizione elettrica è un obiettivo cruciale per sopravvivere e proliferare in futuro. A tal proposito, si sono fatti insistenti i rumor circa una rivoluzione in procinto di essere messa in atto. Stando alla tesi di fonti vicine, le idee verranno illustrate il 21 giugno, in occasione di un “Capital Markets Day”, dove l’azienda avrà modo di parlare a quattr’occhi con investitori e analisti.
Sulle colonne del media tedesco Handelsblatt, un alto esponente (che preferisco tenere celato il suo nome) paventa la “più grande ristrutturazione degli ultimi decenni”. Eppure, gli ostacoli non mancano, date le “trattative difficili” in corso con Daniela Cavallo, leader dei sindacati già in passato intervenuta a muso duro contro Diess. Il suo erede Blume ha stabilito di puntare soprattutto sull’affermazione del brand Audi e il lotto dei brand di massa dell’universo VW.
La manodopera potrebbe quasi dimezzarsi a Wolfsburg
Orientato verso una politica di razionalizzazione dei costi, l’attuale numero uno potrebbe rivedere gli stabilimenti e la forza lavoro.
Tra le fabbriche che rischiano di più, spicca l’impianto di Wolfsburg, in cui la manodopera, dal milione di dipendenti oggi occupato, potrebbe scendere fino a quota 600 mila unità. Un’altra idea è di dare una decisa sforbiciata al listino prodotti, senza occupare più ciascun segmento e nicchia. Di conseguenza, le proposte del gruppo VW scenderanno a dieci, quelle Skoda a cinque e i veicoli a “tre o quattro”. Infine, si pensa di allungare il ciclo di vita delle architetture.
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