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Gigafactory: gli Stati Uniti in ritardo rispetto all’Europa
Nella corsa alla realizzazione delle gigafactory, l’Europa batte, e per ampio margine, gli Stati Uniti, ancora oggi arretrati.
Solitamente primi artefici nell’innovazione, gli Stati Uniti accusano uno strano ritardo nella corsa alle gigafactory, gli impianti per la produzione di batterie ormai ritenuti fondamentali per la mobilità elettrica e attenuare le conseguenze sullo stato occupazionale. A stabilirlo i recenti dati forniti dal Dipartimento dell’Energia degli USA, secondo cui i progetti sono quasi quattro inferiori di quelli europei.
Per la precisione, sul territorio statunitense dovrebbero entrare in funzione, entro i prossimi 5 anni, 13 impianti di batterie. Così si incrementerebbe una capacità produttiva ancora parecchio esigua e, fondamentalmente, limitata al centro di prim’ordine della Tesla e della Panasonic a Reno, nel Nevada. Frutto perlopiù di joint venture tra Costruttori automobilistici e compagnia specializzate, le nuove gigafactory negli States sono a uno studio iniziale. E, nel caso di alcune, mancano dettagli tecnici degni di nota poiché, per il momento, siamo in presenza di semplici accordi di partnership industriale.
I siti elencati dal Dipartimento dell’Energia
Il Dipartimento dell’Energia ha presentato un accurato elenco dei diversi siti lasciandosi, peraltro, sfuggire dei progetti di particolare rilievo, quali la fabbrica di batterie da oltre 100 gWh che la Tesla sta edificando ad Austin, in Texas. A ogni modo, la lista annovera quattro strutture della General Motors (in cooperazione con la LG Energy Solution), tre della Ford (due in joint venture con i coreani della SK Innovation), due del gruppo Stellantis (insieme a LG Energy Solution e a Samsung), due della SK Innovation, uno di Volkswagen e uno della Toyota.
Nonostante l’impegno profuso fin qui non sia equiparabile ai progressi compiuti dall’Europa, nel breve futuro il numero dei progetti potrebbe crescere. A maggior ragione se l’attuale numero uno della Casa Bianca, Joe Biden, darà seguito alle promesse di incentivare la transizione energetica della filiera automobilistica. A tal proposito, si registra sempre un colpevole ritardo in confronto all’Europa. Che già dal 2017 può far leva sul contributo della Commissione Europea nella creazione di campioni continentali.
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