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Dazi Usa: arriva la clamorosa richiesta di Elon Musk al presidente

Cresce l’opposizione interna contro le politiche protezionistiche. Wall Street e l’UE alzano la voce mentre si profilano nuove ritorsioni sui dazi.
Le politiche protezionistiche promosse da Donald Trump stanno provocando una crescente frattura all’interno dell’élite finanziaria statunitense. A dimostrarlo sono le forti critiche espresse da colossi di Wall Street come Bill Ackman, Jamie Dimon, Ray Dalio, Howard Marks, Stan Druckenmiller, Daniel Loeb e Larry Fink.
Figure che, in molti casi, avevano persino sostenuto Trump durante la sua campagna elettorale, ma che ora si ritrovano a fare i conti con gravi perdite in Borsa. È il caso, tra gli altri, di Elon Musk, uno dei maggiori imprenditori del settore tech, coinvolto in prima persona nel tentativo – rivelatosi inutile – di far cambiare idea al presidente USA.
Musk e l’ultimo tentativo fallito
Secondo un’inchiesta del Washington Post, lo stesso Musk avrebbe provato a dissuadere direttamente il presidente, mentre sui social attaccava Peter Navarro, consigliere economico di Trump. Il suo appello non ha avuto esito e la linea della Casa Bianca si è fatta ancora più dura: i dazi contro la Cina potrebbero salire fino all’84%. La reazione di Pechino è stata altrettanto decisa: “Non accetteremo mai i ricatti degli Stati Uniti, lotteremo fino alla fine”. Musk ha poi rilanciato il suo messaggio partecipando a un evento della Lega, dove ha auspicato la fine delle tariffe tra USA e UE, e ha pubblicato un video ispirato alla parabola della matita di Milton Friedman, inno al libero mercato.
La posizione dell’Europa
Intanto, la Commissione Europea si prepara a reagire con una lista di ritorsioni commerciali. Dal 15 aprile, dazi al 25% potrebbero colpire beni simbolo americani come le Harley-Davidson e i jeans Levi’s. In caso di mancato accordo, il 15 maggio scatterebbero ulteriori misure, compresa una tassa speciale sui big tech USA. La presidente Ursula von der Leyen ha proposto un accordo per azzerare i dazi industriali fra le due sponde dell’Atlantico: “Siamo pronti a trattare. Offriamo zero per zero, come già fatto con altri partner”.

Relazioni con l’Asia e apertura all’India
L’Unione Europea guarda però oltre gli Stati Uniti. “Vogliamo diversificare i nostri partner commerciali e ci concentreremo sull’83% del commercio globale che non coinvolge gli USA”, ha affermato von der Leyen. Tra le nuove direttrici strategiche ci sono India, Thailandia, Malesia e Indonesia. Proprio con l’India, Bruxelles avrebbe chiesto la rimozione dei dazi sulle importazioni di auto, proposta accolta con apertura da Narendra Modi, pronto a valutare una riduzione progressiva delle attuali tariffe. Il presidente del Consiglio europeo António Costa ha auspicato un’accelerazione nei negoziati: “È il momento di fare un deciso passo avanti nei rapporti con Nuova Delhi”.
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