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Dazi Trump, il ministro Urso: “Dobbiamo evitare di farci male da soli”

Il ministro Urso chiede la sospensione del Green Deal dopo i dazi USA di Trump. Europa divisa tra cautela e fermezza. Pressioni per una politica industriale comune.
Con l’inasprimento dei dazi imposti dalla presidenza Trump, si riaccende in Europa il dibattito sul Green Deal. A sollevare la questione è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha chiesto l’immediata sospensione delle regole europee in materia ambientale, considerate tra le principali responsabili del crollo dell’industria automobilistica del continente.
Urso, intervenuto durante un question time al Senato, ha invocato uno “shock di deregulation” a sostegno delle imprese europee, accompagnato da un rilancio della produzione attraverso l’introduzione del principio “Buy European”, in parallelo con il già consolidato “Buy American” statunitense. L’obiettivo è quello di rilanciare la competitività del sistema industriale europeo anche attraverso nuovi accordi di libero scambio.
Dazi USA: Urso e Tajani predicano cautela
Nonostante la preoccupazione per gli effetti delle tariffe americane, Urso invita alla calma: reagire con dazi di ritorsione potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione economica. Secondo il ministro, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti rappresentano il 10% del nostro export e un’escalation commerciale potrebbe far perdere fino allo 0,5% di crescita. In questa direzione, anche il vicepremier Antonio Tajani ha lanciato un appello alla prudenza, auspicando una trattativa per arrivare a “zero dazi da entrambe le parti”, al fine di creare un grande mercato unico occidentale.
Per Urso, però, qualora non si raggiungesse un’intesa, l’Europa dovrebbe comunque attivarsi con misure compensative e realizzare finalmente una politica industriale strutturata. Il ministro ha anche proposto la creazione di un fondo dedicato alle imprese danneggiate, con uno snellimento delle procedure autorizzative oggi imposte dall’UE.

Reazioni europee: tra fermezza e solidarietà
A Bruxelles, il dibattito è acceso. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito l’impegno nei negoziati con gli Stati Uniti, ma ha anche fatto sapere che l’UE è pronta a varare contromisure proporzionate se la trattativa dovesse fallire. Più dura la posizione del presidente francese Emmanuel Macron, che ha invitato le aziende francesi a sospendere gli investimenti negli USA, parlando di necessaria “solidarietà collettiva” tra Paesi europei. Anche il premier britannico Keir Starmer, colpito dai dazi del 10% imposti al Regno Unito, ha dichiarato che “il mondo come lo conoscevamo è finito”, annunciando che Londra è pronta a ricorrere a una politica industriale per tutelare le proprie imprese.
Sul fronte statunitense, invece, Donald Trump difende la sua linea protezionista, definendola una “rivoluzione economica” che porterà vantaggi storici per il popolo americano. Il suo consigliere economico, Kevin Hasset, ha affermato che oltre 50 Paesi sono già pronti ad avviare negoziati commerciali con Washington. La tensione internazionale cresce, e l’Europa è ora chiamata a scegliere se adattarsi, resistere o rilanciare un nuovo modello economico condiviso.
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