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Come riescono in Cina ad abbassare così tanto i prezzi delle auto? Non è una bella cosa
Svelato il mistero delle auto cinesi low cost. Molti avrebbero preferito non saperlo.
L’ondata di automobili cinesi low cost è una prova a cui l’industria dell’automotive europea non veniva sottoposta dai tempi dei marchi giapponesi come Datsun ed Honda, realtà che ai tempi, misero in difficoltà realtà come British Leyland e Ford con i loro bassi prezzi e la loro ottima qualità costruttiva.
Diversi paesi come gli USA hanno reagito con un protezionismo imponente, contro questa vera minaccia per i costruttori occidentali. Ma la domanda permane: come faranno mai i cinesi a proporre automobili di qualità relativamente alta a prezzi così bassi? Ci sono una grande varietà di ragioni, dietro ciò.
Da una parte, le politiche intelligenti e lungimiranti in materia di rinnovabili portate avanti da Xi Jinping e predecessori hanno sicuramente contribuito a questo exploit. Poi c’è la questione un po’ oscura del costo della manodopera. Varie fonti mostrano come gli operai cinesi non guadagnino esattamente un’enormità. E poi, c’è un terzo punto. Molto più oscuro.
Non li pagano! Svelato l’arcano
Un recente pezzo del Financial Times ha approfondito i lati più oscuri dell’industria automobilistica cinese; non è tutto oro ciò che luccica, a quanto pare, dato che secondo questa analisi, pur di crescere il più possibile, forse un tentativo di vedere le proprie quote in borsa alzarsi, molte aziende cinesi anche famose stanno usando il capitale circolante per investire nei loro progetti. In poche parole, pagano in ritardo i fornitori, se li pagano.
Quella di non pagare in tempo i fornitori è una strategia volta a non saldare subito i debiti con le altre aziende, in cui un’azienda terza può così trattenere capitale più a lungo sperando di crescere. Chiaro che se la crescita si arresta, però, i debiti diventano una spada di Damocle che può portare al fallimento. Solo lo scorso anno, anche per questo motivo, hanno chiuso ben 24 costruttori di auto in tutto il paese.
Da BYD a Geely, diverse case opererebbero in questo modo riducendo i margini operativi fino al 3,9% – sempre secondo questa indagine – dando vita ad un deficit aggregato nel settore vicino ai 18 miliardi. L’industria cinese cresce, insomma, ma in modo pericolosamente vulnerabile a qualsiasi crisi di mercato. E a noi europei questo cosa porterebbe? Primo problema tra tutti, immaginate di comprare l’auto del marchio cinese X. Se questo fallisse, rimarreste completamente privi di assistenza. Vi pare poco?
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