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Caro carburanti: i possibili effetti dopo l’embargo al petrolio russo
I possibili scenari legati al caro carburanti dopo la decisione delle autorità europee di sancire l’embargo al petrolio russo.
I negoziati sono stati lunghi e accesi, ma alla fine hanno portato a risultati. In occasione del varo del sesto pacchetto di sanzioni riservate a Cremlino, l’Europa ha raggiunto l’intesa nello stop al petrolio russo. Il provvedimento assunto dalle istituzioni comunitarie costituisce un segnale davvero importante per Mosca ma, inevitabilmente, ha subito avuto un effetto sul caro carburanti.
Secondo quanto stabilisce l’accordo tra i 27 Paesi vi sarà uno stop totale del greggio dello Stato di Vladimir Putin in arrivo via mare. Tuttavia, almeno a titolo provvisorio, rimangono attive le esportazioni mediante l’oleodotto di Druzhba. Le quotazioni del petrolio sono, perciò, aumentare nel corso delle ultime ore, toccando la soglia dei 124 dollari al barile per il Brent, il mercato di riferimento europeo, e di 119 dollari al barile per il Wti, l’equivalente indice statunitense. A onor del vero, un fenomeno già segnalato nei mesi passati per via dell’emergenza Covid e l’impennata nei consumi.
L’Opec+ stringerà oggi un accordo
Resta da comprendere quali saranno gli sviluppi. L’alleanza petrolifera dell’Opec+ stringerà un accordo nella giornata odierna per aggiornarsi sulla produzione e stabilire se incrementare la quantità di barili prodotta su base quotidiana. In tal senso l’Occidente ha chiesto supporto, ma fin qui gli appelli non hanno generato alcuna reazione.
Per quanto riguarda il Governo italiano non sono in programma novità e il decreto taglio accise rimarrà in vigore fino all’8 luglio. A Palazzo Chigi sono, comunque, in corso le valutazioni sull’eventuale proroga per un orizzonte temporale più esteso, dai 3 ai 5 mesi.
L’auspicio generale è che le autorità trovino il modo per prolungare l’aiuto, così da scongiurare una “esplosione” dei prezzi ad agosto, il mese per antonomasia di ferie e vacanze in Italia.
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