News
Carburanti: Antitrust boccia decreto Trasparenza
L’Antitrust bocca il decreto Trasparenza per quanto riguarda l’esposizione dei prezzi medi nazionali dei carburanti nelle stazioni.
Il decreto Trasparenza continua a tenere banco, dopo lo sciopero dei benzinai di 48 ore (poi ridotte a 24) indetto questa settimana. Il testo, in attesa di conversione in legge, ha scatenato l’insurrezione delle associazioni di categoria per l’obbligo di esporre il prezzo medio nazionale dei carburanti davanti alle stazioni di servizio.
A esprimere ore dubbi in merito è l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), interpellata in commissione Attività produttive alla Camera. “L’Autorità accoglie con favore un ulteriore potenziamento delle misure di visibilità dei prezzi praticati dai singoli distributori, con le rilevazioni ministeriali e la diffusione tramite strumenti tradizionali o telematici”, ha dichiarato il presidente, Roberto Rustichelli.
“Tuttavia – ha proseguito – ritiene che non vi sia necessità di introdurre un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi, atteso che appaiono incerti i benefici per i consumatori, a fronte invece di un possibile rischio di riduzione degli stimoli competitivi”.
I possibili effetti negativi
Il decreto Trasparenza, tenuto così com’è, potrebbe avere degli effetti negativi: “La diffusione presso gli esercenti di un prezzo medio regionale, a prescindere dalla rappresentatività di tale dato, rischia di ridurre la variabilità di prezzo, in quanto potrebbe essere utilizzata dalle imprese per convergere automaticamente su un ‘prezzo focale’, verosimilmente assestatosi a un livello sufficientemente capiente, che ci si attende possa venire automaticamente seguito da tutti i distributori concorrenti, in quanto potrebbe fornire un parametro chiaro da seguire per evitare una ‘guerra di sconti’ che andrebbe a beneficio ai consumatori.
Potrebbe pertanto facilmente verificarsi che, per motivi collegati ai costi e alla logistica, alla densità di distributori, nonché al livello della domanda, il prezzo in una determinata sotto-zona sia diverso da quello medio regionale, che quindi costituirebbe, in questo senso, un indicatore non rappresentativo della situazione locale e, come tale, poco utile al consumatore. A ciò si aggiunga che la doppia cartellonistica prevista, al di là dei possibili oneri aggiuntivi per gli esercenti, potrebbe perfino indurre in confusione alcuni consumatori”.
Clicca qui per iscriverti al nostro canale Telegram
Clicca qui per mettere "mi piace" alla nostra pagina Facebook
Riproduzione riservata © - MM