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Auto elettriche, incentivi ma non per tutti: ecco chi ne ha diritto

Slittano gli incentivi per le auto elettriche 2025, previsti per settembre ma ancora non operativi. Vendite in calo e critiche ai limiti imposti.
Il mese di settembre è iniziato, ma dei nuovi incentivi per le auto elettriche ancora nessuna traccia. La promessa del ministro Gilberto Pichetto Fratin di renderli operativi entro settembre, annunciata a luglio durante un Question Time alla Camera, rimane per ora sulla carta. Intanto, il mercato reagisce: gli automobilisti, in attesa di risparmiare fino a 11.000 euro, rallentano gli acquisti.
Mercato in frenata: le vendite crollano ad agosto
I numeri parlano chiaro: ad agosto 2025 sono state immatricolate solo 3.306 auto elettriche, contro le 5.898 di luglio. Un calo di ben 2.592 unità, che preoccupa addetti ai lavori e concessionari. “Fate presto”, è l’appello che arriva dal mondo dell’auto. “Serve un intervento rapido e senza inutili paletti burocratici”, afferma Roberto Pietrantonio di Unrae. Gli fa eco Fabio Pressi di Motus-E, che sottolinea: “Servono incentivi strutturali, semplici e continuativi per colmare il divario con gli altri Paesi europei”.
E’ evidente che l’annuncio degli incentivi, soprattutto se così corposi, ha un unico effetto: congelare le vendite. Chi mai infatti può andare a comprare un’auto nuova elettrica sapendo che aspettando pochi mesi potrebbe ottenere uno sconto di almeno 9.000 euro? Non è difficile capirlo. Qualcuno dovrebbe spiegarlo al Ministro Pichetto Fratin, visto che per la seconda volta è stato commesso lo stesso errore.
Incentivi 2025: regole, limiti e polemiche
Il nuovo Ecobonus 2025 è atteso per settembre e sarà valido fino al 30 giugno 2026, con un fondo da 597 milioni di euro. Lo sconto previsto potrà arrivare a 11.000 euro, ma solo con un ISEE inferiore a 30.000 euro e a patto di rottamare un veicolo termico. Per chi ha un ISEE superiore, il contributo scende a 9.000 euro.
Ma non è finita qui. Per accedere agli incentivi non basta rottamare un vecchio veicolo e dimostrare un reddito medio-basso: bisogna essere residenti in una cosiddetta “area urbana funzionale” (FUA). Un criterio, stabilito in base ai dati ISTAT e alla lista Eurostat, che esclude oltre il 40% degli italiani.
Le FUA sono definite come agglomerati urbani con almeno 50.000 abitanti, comprendenti la città principale e i comuni della “commuting zone”, ovvero le aree da cui provengono i pendolari. Chi vive in città minori o in zone rurali, anche se desideroso di passare alla mobilità elettrica, non potrà beneficiare del contributo statale.

Un’occasione mancata per la mobilità elettrica?
L’intento del governo è chiaro: destinare gli incentivi a chi, ogni giorno, usa l’auto per spostamenti sistematici e contribuisce all’inquinamento urbano. Tuttavia, la scelta di limitare gli aiuti solo a chi risiede nelle FUA rischia di penalizzare proprio quelle aree dove l’adozione dell’auto elettrica potrebbe rappresentare una svolta nella lotta all’isolamento energetico e infrastrutturale.
A ciò si aggiunge il rischio che molti automobilisti, ignari dei paletti territoriali, stiano rimandando l’acquisto in attesa di uno sconto statale che non potranno ottenere. Le critiche si concentrano su un sistema di incentivi troppo restrittivo, che rischia di frenare anziché favorire la diffusione della mobilità elettrica, già in difficoltà nel nostro Paese.
Nonostante tutto, il mercato tiene: rispetto ad agosto 2024, il comparto elettrico segna un +26,9%, e la quota di mercato rimane stabile al 4,9%. Crescono anche le immatricolazioni di modelli accessibili, come la Fiat Grande Panda, la cinese Leapmotor T03, la BYD Dolphin Surf e la nuova Hyundai Inster.
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