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Incredibile ammissione di Audi: duro colpo per i fan del brand

Recentemente, l’ammissione di Audi ha messo in difficoltà tutti i suoi fan più affezionati. Tutto è iniziato proprio da una semplice frase.
Neanche il tempo di gioire per l’approdo nel mercato del lusso, che i fan di Audi sono stati immediatamente riportati con i piedi per terra. Tutto è iniziato da una semplice frase. O per meglio dire, da un’ammissione di colpa che ha nascosto in realtà un problema più ampio.
Il marchio in questione si è sempre distinto grazie all’utilizzo di materiali di qualità selezionati con cura. Tuttavia, quanto emerso di recente ha evidenziato una tendenza tristemente opposta. Nessuno se lo sarebbe mai potuto anche solo immaginare.
Dichiarazione scottante: ecco cos’è successo
La fase di tempistiche avverse che la multinazionale ha vissuto, ormai è soltanto un lontano ricordo. Nel corso del 2024 appena trascorso sono usciti infatti 6 nuovi modelli, dalla A6 e-tron concludendo con la Q5 Sportback. E tante altre arriveranno in seguito.

Dal punto di vista della scarsità di veicoli in uscita, si può dire senza troppi giri di parole come l’azienda abbia colmato le proprie lacune. C’è tuttavia una lacuna che il pubblico non sapeva potesse esistere. E nemmeno l’azienda, probabilmente.
Almeno, non prima della sua clamorosa ammissione: la qualità dei materiali in passato era migliore. Questo downgrade in termini di materiali non è percettibile ad occhio nudo, non a debita distanza almeno. Andando ancora più a fondo però, si può notare dell’altro.
Il problema dei materiali Audi
Il problema dei materiali Audi è legato al fatto che ci sia un eccessivo risparmio nei materiali, dovuto inoltre ad un prezzo conseguentemente più alto dei modelli proposti. In passato, per questione di logica, l’investimento era invece molto più alto.
Questa ammissione non solo è stata accolta in maniera “positiva” dal pubblico, nonostante l’attrito iniziale, ma riguarda anche altre case automobilistiche che invece non hanno al momento fatto alcuna autocritica.
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