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Accise carburanti: il Governo ha vinto la sua scommessa
La mossa del Governo di reintrodurre a pieno le accise sui carburanti si sta rivelando corretta, non avendo favorito le manovre speculative.
A inizio anno, il governo Meloni ha ripristinato le accise, ovvero le tasse sui carburanti. Nel mese di marzo del 2022, l’esecutivo allora in carica aveva deciso di ridurle di 25 centesimi di euro a litro su benzina e gasolio (Iva esclusa), nonché di 8,5 centesimi sul Gpl. Il proposito era di contrastare il deciso incremento dei prezzi del carburante, colpito, come in tanti altri settori, dall’inflazione, che ancora oggi continua a mettere in difficoltà parecchie famiglie.
Il provvedimento assunto dal consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni aveva fatto storcere il naso a una fetta rilevante della popolazione, in quanto la riteneva una mossa contraria agli interessi degli italiani. Dietro la scelta vi era un pesante buco di bilancio, pari a 10 miliardi annui, da riservare ai soggetti in difficoltà.
Il timore della fazione avversa era di veder risalire le tariffe alle stazioni di rifornimento, il che avrebbe messo in ginocchio l’intera economia. In realtà, le stime eseguite dalle istituzioni nazionali si sono rivelate corrette, almeno per il momento. Difatti, tuttora risultano in picchiata e il timore di assistere a eventuali manovre speculative si è rivelato infondato. Chiaro, la situazione bisognerà tenerla sotto costante monitoraggio, ma ciò rappresenta comunque un segnale rassicurante.
Non si è calcata la mano sui clienti finali
Gli stessi venditori dei carburanti – rileva alVolante.it -, non hanno, a loro volta, calcato la mano sui prezzi. I listini elevati dipendevano dalle quotazioni internazionali imposte del petrolio e dei prodotti raffinati. Non appena sono stati condotti a valori congrui, allora il problema è venuto meno. Quanto avevano garantito le stesse associazioni di categoria, coinvolti in una serrata battaglia con l’esecutivo per via del decreto Trasparenza, causa di feroci critiche.
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