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Tensione Cina-Taiwan: la crisi dei chip potrebbe peggiorare
I rapporti delicati tra i due paesi asiatici potrebbero colpire il settore automotive peggiorando ulteriormente la crisi dei chip.
La visita di Nancy Pelosi, speaker della Camera degli Stati Uniti, a Taiwan rischia di scatenare un vero e proprio scossone diplomatico. Il viaggio della diplomatica rischia di inasprire ulteriormente i delicati rapporti tra la Cina e Taiwan.
Infatti, Xi Jinping ha immediatamente mobilitato l’esercito cinese, con una serie di esercitazioni militari a largo di Taiwan. A gettare poi benzina sul fuoco ci ha pensato il governo russo che per bocca di Dimitri Medvedev ha usato il termine “sfiducia colossale” riferendosi agli USA.
Le possibili ripercussioni sulla crisi dei chip
Il governo cinese non è rimasto con le mani in mano, e oltre alle esercitazioni sopra citate, ha adottato una serie di restrizioni verso Taiwan, tra cui il blocco all’esportazione di sabbia naturale. Contromisura che potrebbe causare non pochi problemi all’industria automotive.
La piccola nazione insulare, infatti, è il maggior produttore di semiconduttori, per l’industria tech di tutto il mondo. E questo embargo complica ulteriormente una situazione giĂ critica per il settore. La sabbia naturale, infatti, e la fonte da cui viene estratto il silicio, elemento fondamentale per la produzione dei chip.
Tra le visite della speaker americana era presente il presidente della Taiwan Semiconductor Manufacturing azienda leader nel settore dei chip, e che copre oltre il 50% della quota mondiale. L’obiettivo della Pelosi è infatti quello di spingere i colossi produttori di chip a spostarsi negli USA, grazie ad una legge (Chips and Science Act) che destina oltre 52 miliardi di dollari all’industria di chip. Infatti, proprio la TMSC ha iniziato la costruzione di uno stabilimento in Arizona che sarĂ operativo dal 2024.
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