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Uber: pressioni sui governi, qualcuno lo chiama Uberleaks
La fuga di documenti dalla società Uber fa scattare l’allarme, di un possibile Uberleaks. Ecco di cosa stiamo parlando.
Qulcuno lo chiama Uberleaks, per i ricordi da fughe di notizie di altri avvenimenti, ma oggi stiamo parlando di Uber. Documenti confidenziali che sono stati esposti è quelli della nota piattaforma di trasporti, che sono stati rivelati dalla testata inglese The Guardian e di un consorzio di pubblicazioni che riguardano oltre 180 giornalisti in circa 29 Stati.
Stiamo parlando di 120 mila file, riguardanti al momento tra il 2013 e l’anno 2017, dichiarerebbero le operazioni di lobby messe in campo dalla società su scala europea per ottenere vantaggi politici e battagliare il mondo dei taxi. Stiamo parlando di oltre 80 mila email, più altre tipologie di messaggi, dove si evincono discussioni con uomini molto potenti in Europa. Dall’attuale presidente francese Emmanuel Macron, all’epoca ministro delle Finanze francesi che avrebbe avuto contatti continui e diretti con Uber e con il CEO Travis Kalanick. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, all’epoca sindaco di Amburgo. E anche l’attuale presidente degli USA Joe Biden, in quel periodo vice di Barack Obama, e anche componenti del parlamento europeo.
La risposta dell’azienda
Uber non si è fatta attendere nella risposta a The Guardian, la società riferisce che con il nuovo presidente è tutto cambiato e che Dara Khosrowshahi, che ha sostituito al comando Kalanick abbia tra i compiti del nuoco incarico di: “incaricato di trasformare ogni aspetto del modo in cui operava Uber, abbia installato i controlli rigorosi e le conformità necessari per operare come società per azioni“. Questo è quello che è stato riferito.
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