Sport
Ferrari, la crisi della SF-25 tra problemi di assetto, gomme e interazione fabbrica-pista

La SF-25 paga un progetto incompleto, sbavature di strategia e limiti nell’ingegneria di pista. Serve un cambio di passo anche umano, non solo tecnico.
Nonostante una partenza promettente nel weekend del Gran Premio dell’Azerbaijan, la Ferrari SF-25 ha nuovamente deluso le aspettative. I risultati delle prove libere avevano lasciato presagire un potenziale importante, ma tra errori di guida, strategie discutibili e difficoltà tecniche, il Cavallino si è dovuto accontentare di piazzamenti di rincalzo. Se Hamilton ha ammesso che “il passo non era propriamente buono”, anche Leclerc ha riconosciuto problemi nella messa a punto. Un copione già visto che segnala una fragilità strutturale della monoposto, ma anche una scarsa coesione tra ingegneria di pista e progettazione.
Una monoposto neutra, ma senza acuti
La SF-25 si dimostra una vettura senza gravi difetti, ma anche senza reali punti di forza. Il concetto progettuale appare più bilanciato rispetto al passato, con una macchina che non eccelle su nessun tracciato, ma si difende ovunque. Tuttavia, la Ferrari ha perso quegli acuti che un tempo le permettevano exploit su piste atipiche. Il cambio di filosofia, ispirato al modello McLaren, è positivo, ma ancora incompleto: la SF-25 non riesce ad approfittare dei momenti di debolezza altrui. L’adozione tardiva di soluzioni come la sospensione anteriore pull rod dimostra quanto il team abbia accumulato ritardo concettuale negli anni precedenti.
Temperature e gestione gomme restano il tallone d’Achille
Un pattern ormai chiaro è il calo prestazionale dal venerdì al sabato, causato anche da una sensibilità eccessiva alle temperature. A Baku, come già visto a Silverstone, il raffreddamento della pista ha condizionato negativamente la prestazione, mentre le rivali Red Bull e Mercedes si sono adattate meglio. Inoltre, la preparazione della gomma nuova in qualifica continua a rappresentare un ostacolo. La SF-25 fatica ad “accendere” le coperture nei momenti chiave, un problema che si somma alla limitata finestra di funzionamento del telaio. Anche gli aggiornamenti introdotti sui condotti freno sembrano solo un timido passo verso una soluzione strutturale.

Ingegneria di pista e comunicazione da rivedere
Le difficoltà della Ferrari non sono solo tecniche. Errori ripetuti nelle scelte d’assetto – sia a Monza che a Baku – suggeriscono una scarsa efficienza del reparto di ingegneria di pista e una comunicazione ancora poco fluida con la fabbrica. Le ammissioni di Leclerc e Hamilton dopo le qualifiche indicano una difficoltà nell’adattare il setup alle condizioni in evoluzione. La speranza è che l’arrivo di Loic Serra, con il suo background tecnico e la visione più ampia del lavoro in pista, possa rafforzare il ponte tra simulazione e realtà, tra concept e utilizzo effettivo.
In sintesi, la Ferrari SF-25 non è una cattiva monoposto, ma è penalizzata da scelte tardive, sensibilità ambientale e lacune esecutive. Se davvero Maranello vuole tornare protagonista, servirà un’evoluzione profonda, non solo nei materiali e nella progettazione, ma anche nell’approccio metodologico e umano.

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