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Stellantis di nuovo nei guai, stavolta per i motori diesel HDi: la sentenza del tribunale

Nuovi guai in casa Stellantis, a quanto sembra, stavolta a causa dei motori diesel HDi: la sentenza del tribunale è perentoria.
Definire l’anno passato da Stellantis difficile è un eufemismo. Il brand italofrancese, nel 2025, ha vissuto finora un’annata davvero complessa, figlia in parte di quanto successo nel 2024. Probabilmente l’anno scorso è stato anche più difficile, tuttavia bisogna considerare che la principale motivazione – crisi del mercato elettrico – accomuna molti marchi automobilistici europei e non solo.
Ciò ha portato a una reazione a catena che ha condotto all’addio di Carlos Tavares e ad altre decisioni – come quella di puntare maggiormente sulla tecnologia ibrida – che non hanno impedito la crisi a Stellantis, ma sono comunque state sufficienti per riorganizzare internamente il gruppo.
Comunque i problemi non finiscono mai per John Elkann e il nuovo CEO Antonio Filosa, come dimostrano i motori diesel HDi, al centro di una grave vicenda giudiziaria: scopriamo cosa sta succedendo nelle ultime ore.
Stellantis, brutte notizie: riguardano i motori HDi
I motori diesel HDi sarebbero al centro di una grave vicenda giudiziaria nei Paesi bassi. Il Tribunale di Amsterdam ha emesso una sentenza contro Stellantis, riconoscendo l’uso di un software fraudolento per alterare i risultati dei test sulle emissioni tra il 2009 e il 2019. I veicoli diesel venduti in quel periodo preciso, rispettavano i limiti ambientali solamente prima dell’uscita in strada, quando le emissioni erano decisamente più elevate.

Questo non solo riporta alla mente il dieselgate, ma fa anche pensare a potenziali richieste di risarcimento da parte dei clienti coinvolti. La manipolazione rappresenterebbe un inganno volontario, coinvolgento tutti i modelli diesel dei marchi di proprietà di Stellantis venduti nei Paesi Bassi dal 2009 al 2019. In ogni caso, l’azienda ha ancora la chanche di presentare prove che potrebbero limitare la sua responsabilità. Il che però significa che deve divulgare al 100% il softare presente nel motore HDi, il che non è ancora stato fatto.
In seguito, comunque, il tribunale deciderà l’importo del risarcimento e stabilirà anche chi potrà richiederlo. Questa è una sentenza molto importante, perché potrebbe dare il via a un’ondata di cause legali anche in altri Stati dell’Unione Europea e non solo. Si tratta di una sconfitta durissima da accettare per il marchio che fonde FCA e PSA insieme dal momento della sua fondazione nel 2021. E così, dopo lo scandalo riguardante Volkswagen nel 2015, un altro colosso dell’automobilismo mondiale rischia di pagare pesantemente le potenziali frodi sulle emissioni di massa.
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