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Porsche, crisi senza fine: l'annuncio getta nel panico gli appassionati

Problemi in casa di Porsche, la crisi serpeggia, i dipendenti e la dirigenza tremano.
Nuova ondata di preoccupazione tra gli appassionati e gli addetti ai lavori di fronte all’ultimo annuncio di Porsche, che si trova a dover affrontare una crisi aziendale profonda e complessa. L’amministratore delegato Oliver Blume ha comunicato ufficialmente l’avvio di un secondo pacchetto di misure per la riduzione dei costi, un intervento strutturale indispensabile per garantire la sopravvivenza e la competitività della casa automobilistica tedesca sul mercato globale.
Il CEO Blume ha dichiarato chiaramente che “il modello di business che ci ha servito bene per molti decenni non funziona più nella sua forma attuale”. Questo riconoscimento sottolinea quanto la storica formula imprenditoriale sia oggi messa a dura prova da fattori esterni e interni. In particolare, Porsche sta soffrendo una significativa contrazione delle vendite in Cina, uno dei mercati più strategici per i brand premium, ma anche le tensioni commerciali con gli Stati Uniti hanno aggravato il quadro.
Dal 1° aprile 2025, infatti, è entrato in vigore un dazio doganale del 27,5% sui veicoli importati negli USA, una misura che colpisce duramente Porsche, la quale non dispone di impianti produttivi sul territorio statunitense e importa esclusivamente dall’Europa. Questo incremento dei costi doganali ha comportato un calo della domanda e un incremento della pressione sui margini di profitto dell’azienda.
Il secondo pacchetto strutturale per la riduzione dei costi
Come riportato da Reuters, Blume ha già avviato le trattative con i rappresentanti dei lavoratori per definire un secondo pacchetto di riduzione dei costi che si aggiungerà a quello annunciato lo scorso marzo. Le negoziazioni, programmate per la seconda metà del 2025, mirano a delineare misure che rendano sostenibile la performance economica di lungo termine di Porsche.
Non sono ancora stati divulgati dettagli precisi sulle misure di risparmio, ma è certo che la casa automobilistica tedesca intende proseguire sulla strada delle ristrutturazioni. Già all’inizio dell’anno, Porsche aveva annunciato un piano di riduzione del personale che prevede il taglio di circa 1.900 posti di lavoro su un totale di 40.000 entro il 2029, una strategia volta a contenere i costi fissi e ottimizzare la struttura aziendale.
Queste mosse testimoniano la volontà della dirigenza di adattarsi a un contesto economico e commerciale in rapido cambiamento, nel quale i modelli tradizionali di produzione e distribuzione rischiano di non garantire più la redditività attesa.

Perdite per Porsche, l’allarme – www.Mondo-Motori.it
La situazione di Porsche riflette le difficoltà che molte aziende automobilistiche stanno affrontando in questa fase di transizione, dovuta sia a fattori geopolitici sia all’evoluzione tecnologica del settore. La necessità di investire in tecnologie green e nella mobilità elettrica, unita alle sfide commerciali internazionali, impone una revisione radicale delle strategie di business.
Con queste premesse, il secondo pacchetto di risparmio annunciato da Blume rappresenta un passaggio cruciale per provare a consolidare la posizione di Porsche sul mercato, preservando l’innovazione e la qualità che da sempre contraddistinguono il marchio. Tuttavia, l’incertezza resta alta, soprattutto per i lavoratori e i partner commerciali coinvolti in questo delicato processo di trasformazione.
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