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Stellantis: continua il taglio alla manodopera in Italia
Il taglio alla manodopera avviata da Stellantis in Italia prosegue anche nel 2023 in Italia, scatenando la preoccupazione dei sindacati.
A dispetto degli ottimi risultati finanziari conseguiti nel 2022, Stellantis taglierà la manodopera nei prossimi mesi. È quanto riportano, con toni preoccupati, le organizzazioni sindacali, reduci da un incontro online con i rappresentanti del colosso, nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot. Nella fattispecie, le sigle hanno comunicato la volontà della società di liquidare quasi 2.000 operatori, con il meccanismo delle uscite incentivate. Saranno principalmente interessati dalla politica coloro che non sono coinvolti in prima persona nella produzione.
Migliaia di lavoratrici e lavorati perderanno il posto
“I tagli riguarderanno gli stabilimenti di Cassino, Mirafiori, Enti Centrali, Pratola Serra, Termoli e Cento, per un totale di circa 1.800 lavoratrici e lavoratori, di cui circa 900 solo negli enti centrali”, riferisce il comunicato diramato da Fiom-Cgil. Il coordinatore nazionale automotive Simone Marinelli ha confermato la “contrarietà a proseguire su questa strada in assenza di un piano che preveda la rigenerazione dell’occupazione”.
Rispetto agli accordi sottoscritti in precedenza, Stellantis ha proposto di “mantenere i trattamenti precedenti per chi raggiungesse la pensione nei successivi 48 mesi, per gli altri sono previste fasce secondo l’anzianità anagrafica, escludendo dagli accordi gli under 35”. Il gruppo ha ribadito le stesse motivazioni indicate dal top manager Carlos Tavares nei primi di febbraio: l’inflazione, le criticità nella catena di approvvigionamento e la transizione elettrica, che “avrà un impatto sull’impronta delle nostre attività in tutto il mondo”.
Al termine del confronto, Marinelli ha dichiarato: “È necessario che il tavolo avviato dal Ministro Urso lo scorso 14 dicembre diventi permanente. Stellantis deve dare risposte e garanzie, sul futuro dei propri stabilimenti, degli enti di staff e dell’indotto dove si stanno per aprire le prime gravi crisi industriali”.
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