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Produzione a picco: rimangono ai minimi i numeri del 2021
La ripresa economica ha riguardato molti settori, ma non quello automobilistico che nel 2021 non fa molto meglio del 2020.
Passerà alla storia come la crisi dei chip. Quella che ha colpito il settore automobilistico è una depressione nera cominciata come fisiologico shock della domanda e sfociata in una penuria di materie prime. I chip, o semiconduttori, non si trovano. E così tutto il mercato che attorno ad essi gravita ne soffre. È previsto un calo della produzione di 14 milioni di vetture, distribuito come segue: quasi 5 milioni nel 2021, fra gli 8 e i 9 nel 2022, 1 milione nel 2023, anno di uscita definitiva dalla crisi.
Le stime
Gli studi di Standard & Poors non lasciano ben presagire. Se inizialmente, a maggio, aveva previsto una crescita fino al 10% rispetto al 2020, nell’ultimo report ha ridimensionato di parecchio le proprie previsioni. Adesso la crescita è prevista solo fra il 2 e il 4 %. Non granché se considerato che anno era stato il 2020 per la produzione mondiale.
Altri numeri quelli che provengono da studi comuni condotti dalla Camera di Commercio di Torino, dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, e dall’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Italiana Automobilistica). Dai loro dati emerge che ben il 66% degli operatori del settore si sentono “sensibili” o “molto sensibili” all’aumento dei costi delle materie prime.
Se qui invece le previsioni sono più ottimistiche, 8% di crescita mondiale prevista per il settore nel 2021, il vero problema è costituito invece dal ciclo vaccinale. In una comunità globale con una supply chain fortemente interconnessa, l’arretratezza nelle vaccinazioni dei paesi del secondo e del terzo mondo costituisce un serio problema. E se non affrontato potrebbe prolungare la crisi del settore a tempo indeterminato.
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